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Gardauno Spa

 

Garda Uno vuole realizzare una Comunità Energetica con i Comuni soci
Il direttore Massimiliano Faini ha confermato che la società, grazie a questo progetto, ha intrapreso la strada della transizione ecologica.

Da Limone fino a Pozzolengo e da Prevalle a Pontevico, la multiutility Garda Uno lavora per realizzare una Comunità energetica rinnovabile (Cer) con i Comuni soci.

«Il progetto è di installare 150 impianti fotovoltaici, con una potenzialità di 14 Megawatt», ovvero l’equivalente del fabbisogno elettrico di 7.161 famiglie.

«Ma puntiamo anche a inserire nella Comunità sei centrali idroelettriche per complessivi 850 kilowatt». A spiegarlo è Massimiliano Faini, direttore di Garda Uno, la società braccio operativo degli enti locali che grazie a questo progetto provano a intraprendere la strada della transizione ecologica.

Concretamente, la multiutility ha già ricevuto l’ok da alcuni Comuni del Benaco (Desenzano pochi giorni fa, così come Polpenazze, Moniga e Padenghe) e quando la società avrà l’incarico ufficiale pure degli altri municipi potrà accelerare sul progetto.

Partiamo da Desenzano, principale azionista col 22%. Avete già individuato i posti idonei per installare impianti solari?
«Ci siamo già mossi in diversi Comuni per valutare su quali edifici si possono mettere i pannelli. A Desenzano ci sono 12 siti dove i tetti sono piani e senza strutture fotovoltaiche: molti sono a Rivoltella, come la scuola media, il centro Anfaas, l’oratorio. E poi ci sono otto edifici dove gli impianti saranno riqualificati, se vecchi, o allargati aggiungendo così potenza.

Interveniamo su plessi di proprietà pubblica – molte sono scuole o palestre –, dove non ci sono problemi di compatibilità paesaggistica».

Di che potenza parliamo?
«Sono 1.061 Kw che si aggiungono ai 180 già esistenti. Di energia ce ne sarà in esubero, rispetto al fabbisogno degli edifici pubblici. E credo che il Comune la destinerà a utenze domestiche in difficoltà: in ogni caso è l’amministrazione che individua le categorie destinatarie degli aiuti energetici».

Ma se l’interesse crescesse e anche altri cittadini volessero aderire alla Cer, come soci acquirenti o venditori, come faranno?
«Le regole le decide l’amministrazione. All’inizio la Cer sarà un soggetto giuridico costituito da poche entità. Poi, quando si saprà su quanti impianti si può contare, allora si potrà puntare anche su altre utenze, che hanno reddito più elevato e che magari producono energia con propri pannelli».

E sarà la svolta?
«All’inizio la Cer è un’aggregazione di consumatori, ma poi potranno entrare anche i produttori. Chi ha un piccolo impianto fotovoltaico e produce in eccesso potrà aderire. Questa sarà la svolta. Ma per gestire al meglio questi flussi ci vuole una piattaforma».

In che senso una piattaforma?
«Noi stiamo sviluppando un “gestionale” con Enea. La condivisione dell’energia funziona se conosco i comportamenti dei singoli utenti. È una questione di efficienza».

Mi fa un esempio?
«Prenda una piccola azienda che non lavora il sabato e la domenica: questa potrebbe entrare nella Cer e cedere l’energia che produce (ma non usa) ad un albergo che nel fine settimana è in piena attività. Ma per fare questo bisogna sapere quando e quanto si produce. Ecco perché serve un gestionale».
 

di Matteo Trebeschi

Fonte: Corriere della Sera - Brescia

Data di pubblicazione: Martedì 09 Agosto 2022 

 

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