Tutti d’accordo sulla necessità di un nuovo sistema di depurazione del bacino gardesano, un patrimonio strategico che rappresenta il 40 per cento della riserva d’acqua dolce nazionale.
Tuttavia, le idee sembrano un po’ meno chiare su come farlo, e soprattutto, su come finanziare l’opera.
Ora che il Governo ha fatto la sua parte, andando ben oltre le aspettative con uno stanziamento di 100 milioni di euro, è giunto il momento, esorta il presidente della Provincia di Brescia Pier Luigi Mottinelli durante l’incontro di ieri pomeriggio a Salò promosso dalla Comunità del Garda, «di un’assunzione di responsabilità da parte del territorio».
Occorre mettere d’accordo due Regioni, Lombardia e Veneto, una Provincia Autonoma, Trento, che finora ha latitato e si è di fatto disinteressata della questione, due Ato, i Comuni. «Un patto territoriale per l’ambiente e l’economia», era il titolo del convegno.
«Di tempo non ne abbiamo più», ammonisce Giovanni Peretti, presidente di Ats, l’Associazione temporanea di scopo appositamente costituita dai Comuni gardesani.
Gli fa eco il presidente della multiutility veronese AGS Alberto Tomei, che mostra i bulloni consunti che tengono insieme la vecchia sublacuale.
Tutti d’accordo sul fatto che non vada perso il treno, e che mai come ora si è stati così vicini all’attuazione di un nuovo, auspicato sistema di depurazione.
Un sistema, quello abbozzato nel progetto preliminare, che è il migliore possibile secondo il presidente di Garda Uno, Mario Bocchio: «Impensabile, come suggerisce qualcuno (ad esempio il M5S, ndr),che il corpo recettore delle acque depurate sia nuovamente il Garda. Alcuni elementi, come il fosforo, non sono depurabili. Il nuovo depuratore bresciano non può essere collocato su questa riviera».
Dove, allora? Non sono poche le domande di natura tecnica che attendono risposta. Così come quelle di natura finanziaria e giuridica. Si parla di azioni sulle tariffe e di quote della tassa di soggiorno, ma nulla è ancora deciso.
E ancora: chi farà la gara per aggiudicare i lavori? Sono domande che pone l’on. Guido Galperti, che assieme alle parlamentari Alessia Rotta e Mariastella Gelmini ha avuto il merito di aver portato la questione all’attenzione dei
ministeri romani.
Altro quesito che aspetta una risposta: che parte sono disposte a fare le Regioni?
L’assessore lombardo all'Ambiente Claudia Terzi ha ribadito «l’assoluta e totale disponibilità di Regione Lombardia
a collaborare con tutti i soggetti interessati per sostenere economicamente il progetto».
Il prossimo passo? Giungere, prima di Natale, alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra tutti i soggetti istituzionali, un accordo che è considerato il punto fermo dal quale partire e che dovrà mettere definitivamente nero su bianco il chi fa che cosa, in base alle normative vigenti, e soprattutto quando.
Vedremo presto, dunque, se la comunione d’intenti sbandierata ieri a Salò da tutti i soggetti coinvolti si concretizzerà anche nei fatti.
Simone Bottura
Fonte: giornaledibrescia.it
Data di pubblicazione: Sabato 28 Ottobre 2017
Fotografia di copertina: da news originale