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Pare che il governo abbia dato un primo via libera «informale» al progetto presentato da Garda Uno e dall’omologa multiutility della sponda veronese.

Per la depurazione del lago di Garda potrebbe essere arrivato il momento della svolta. Non vuol dire che i cantieri per riqualificare il sistema di collettamento partano domani, ma pare che il governo abbia dato un primo via libera «informale» al progetto presentato da Garda Uno e dall’omologa multiutility della sponda veronese.

Le sollecitazioni al premier Matteo Renzi. Se prima mancava un disegno unitario ora non solo c’è, ma pare ci sia già la «disponibilità del ministero a inoltrare la pratica al Cipe per sottoporgli – dicono i bene informati – le questioni legate al capitolo di spesa».

Insomma, la «macchina» è partita, sollecitata anche da una lettera che la Comunità del Garda aveva indirizzato l’anno scorso al premier Matteo Renzi, chiedendogli di considerare la depurazione del Benaco «una questione di valenza nazionale». Sono questi alcuni dei temi emersi sabato 20 giugno durante il convegno sul «Depuratore del Garda – un progetto non più rinviabile» come l’hanno definito l’associazione culturale Agorà e Civitas, organizzatori dell’incontro all’hotel Oliveto.

Il dibattito di Desenzano, moderato da Francesco Langella (Civitas), ha visto in cattedra due relatori: l’ex senatore Aventino Frau ed il professor Giorgio Bertanza. Il primo è l’uomo che ha predisposto l’accordo di programma tra i comuni, riuniti in una nascente Associazione temporanea di scopo (Ats) e il ministero. Lo scopo, in questo caso, è mandare in pensione la vecchia condotta sub-lacuale, individuare e costruire un depuratore autonomo per la sponda bresciana (sul tavolo al momento c’è il progetto di Visano, nella Bassa) e riqualificare il sistema fognario. Tra Brescia e Verona servono 220 milioni di euro.

Sull’accordo col ministero Frau ha ammesso che «si sono fatti passi avanti importanti» ma senza sbilanciarsi: «difficile prevedere le tempistiche, ma se i cantieri partissero – dice – allora bisognerebbe rispettarle».

Dal pubblico in molti hanno sottolineato che se non si arriva ad una moratoria per la costruzione delle abitazioni, allora non basta costruire un nuovo depuratore. «Il depuratore di Peschiera è al limite della sua capacità di trattamento – ha detto ieri il professor Bertanza – ma l’unica soluzione è condurre tutte le acque reflue fuori dal Garda».

Il docente dell’Università di Brescia ha quindi bocciato l’ipotesi di piccoli depuratori in loco. Il problema numero uno è la concentrazione di fosforo (20 microgrammi per litro), che è il doppio del consentito (12 ug/l). «Per abbassarla dobbiamo agire sui reflui. E scaricare l’acqua, pur depurata, nel lago e non in un fiume – sostiene Bertanza – non ci permette di raggiungere l’obiettivo». Il rischio, infatti, è un’eccessiva fioritura algale.

di M.Tr.

Fonte: brescia.corriere.it

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Data di pubblicazione: Lunedi 22 Giugno 2015

In copertina: Il nuovo impianto di Visano, da news originale

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