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Lo scontro in Ascopiave riapre i giochi. Veneto territorio di interesse per A2A, anche Hera potrebbe farsi avanti.

Milano - Lo scontro in atto ai piani alti di Ascopiave apre le porte a un nuovo risiko delle multiutility che coinvolge non solo questioni di carattere prettamente economico, ma anche equilibri politici, e vede di nuovo il Nordest in posizione di baricentro degli equilibri nazionali.

Dopo che il Tar del Veneto ha bocciato le 26 delibere con cui altrettanti Comuni soci di Asco Holding hanno deliberato la fusione in Asco Tlc, accogliendo il ricorso di Plavisgas, la cordata dei privati che sostiene la fusione in AscoPiave, proprio quest' ultima è tornata al centro delle voci su un prossimo riassetto del settore.

Almeno da un decennio gli analisti ipotizzano per l' Italia un' evoluzione simile a quella della Germania, dove già dagli anni '80 si è dato vita a un accordo tra decine di Comuni che ha portato alla nascita di Rwe, secondo operatore nazionale dopo E.On.

Qualche passo avanti è stato fatto sulla strada delle aggregazioni anche nel nostro Paese, con la nascita di gruppi di portata regionale o di area, dalla lombarda A2A (lungo l' asse Milano-Brescia) all' emiliana Hera (che da Bologna si è allargata a tutto il Nord-Est), dalla romana Acea (presente pure in Toscana, Umbria e Toscana, e di recente ha mostrato interesse per la distribuzione del gas in Umbria) a Iren (unione delle ex municipalizzate di Genova, Torino, Reggio Emilia, Parma e Piacenza).

Ma negli ultimi anni il processo di consolidamento ha assunto un' altra direzione: i 4 big del mercato nazionale non hanno portato avanti discorsi di integrazione tra loro, preferendo muoversi tramite acquisizioni di taglia ridotta, scegliendo le prede nelle aree geografiche confinanti o tra le realtà capaci di integrare il ventaglio dei servizi offerti, dai rifiuti al gas.

La rottura totale tra i soci pubblici e quelli privati in Ascopiave, con questi ultimi che potrebbero essere liquidati con poco meno di 50 milioni di euro, apre nuovi scenari per la società di Pieve di Soligo, che realizza e gestisce reti e impianti per la distribuzione di metano e energia elettrica.

A quel punto potrebbero farsi avanti i big del settore, a partire da A2A, che non ha il problema di dover reperire risorse (solo nell' ultimo anno ha conseguito un utile prima delle imposte e al netto delle svalutazioni di 489 milioni), e ha ormai consolidato le ultime acquisizioni.

Il Veneto è territorio di grande interesse per la multiutility lombarda, che a lungo ha corteggiato Agsm di Verona, anche se questa nelle scorse settimane ha siglato un accordo con Garda Uno per lo sviluppo di progetti nel settore di energie della mobilità sostenibile e contatori intelligenti, che potrebbe portare a una maggiore integrazione.

Con quest' accordo Agsm dimostra di voler svolgere un ruolo da polo aggregante, per cui un' altra sua possibile acquirente - almeno secondo rumors - come Hera dovrà guardare altrove.

Nel Nordest Hera è già presente con forza, avendo acquisito AcegasAps (le utility di Trieste e Padova e Amga (Udine) e potrebbe puntare a estendere la propria influenza nel trevigiano.

L' interesse per ulteriori aggregazioni c' è, ma per Hera - come per altri possibili predatori - va considerata pure la variabile politica, con gli amministratori dei vari Comuni chiamati a confrontarsi coi nuovi equilibri che vanno emergendo a livello nazionale.

L'incastro non è facile, ma la macchina del risiko si è rimessa in moto.

Luigi dell'Olio

Fonte: ilpiccolo.gelocal.it/trieste

Data di pubblicazione: Venerdi 27 Aprile 2018

Immagine di copertina: da news originale

 

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